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Poesie sugli animali

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2010 02:33
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23/01/2008 19:49
 
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Ho messo in grassetto io la poesia che confesso di non aver ancora letto [SM=x1169401] ... Ma rimedierò!

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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24/01/2008 10:31
 
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Grazie Akela. (Questa pazzoide non solo scrive racconti-fiume, ma scieglie pure poesie kilometriche...ke punizione!) XD
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24/01/2008 23:54
 
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L'ho letta, una poesia molto crudele all'apparenza.
Il rospo indicato con disprezzo è secondo me un ironico sfottò verso gli indifferenti.
E' una poesia davvero colma di significati, che ruotano tutti attorno al pregiudizio, il giudicare dalle apparenze, quando invece la sostanza è l'esatto opposto in questo caso.
Hugo con l'asino avrà voluto dire che tra disgraziati ci si comprende, come l'asino ha avuto pietà del rospo, così per avere vera pietà di qualcuno bisogna aver patito. Bisogna sentire una parte di sè in un altro essere per capirlo veramente.
Quest'ultimo discorso vale un pò anche riguardo al rispetto degli animali, che essendo diversi per forma riescono difficilmente a toccare la sensibilità di certe persone che non riescono per questo a mettersi nei loro panni.

Poesia lunga ma non per questo dispersiva in fatto di significati!
[Modificato da Akela il solitario 25/01/2008 00:00]

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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25/01/2008 11:48
 
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Ottimo commento, Akela, perfettamente centrato. Mi fa piacere che ne hai colto in pieno lo spirito. In effetti basta iniziare la lettura e immergersi pian piano nella situazione...io quando leggo (o guardo un video) non riesco a fare a meno di immedesimarmi nei personaggi, puoi ben comprendere ora che abbia pianto nel leggere questa (magari senza lacrime agli occhi, ma dentro certamente...)
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25/01/2008 15:00
 
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Grazie Ciuteina... è spettaxcolare...hugo è un grande



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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25/01/2008 15:31
 
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Sì, Akyaky, e Hugo lascia anche capire che era lui stesso uno dei malvagi ragazzini che si divertirono ad infierire con inaudita crudeltà sulla povera creatura innocente, e che poi, sul più "bello" ebbe una folgorazione "illuminante", da vero mistico. Forse fu proprio quell'episodio infantile a rappresentare una svolta determinante nella sua concezione di vita e influenzò tutta la sua produzione letteraria. Ma, al di là di ogni credo religioso, magari capitassero più spesso queste "folgorazioni" alla gente!
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28/01/2008 15:02
 
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(ho messo anche questa nel blog, spero che non ti spiaccia...)



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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29/01/2008 17:14
 
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Certo che puoi! Non ho ancora trovato il tempo di visitare il tuo blog, pensa ke vergogna!
Ma lo farò presto...
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30/01/2008 13:48
 
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Figurati! Ultimamente proprio per il blog mi ero messa a cercare e ne avevo trovate un po'. Ora faccio qualche copia-incolla, spero di non annoiarvi...

Cominciamo. Questa poesia l'avevo letta per sbaglio anni fa e l'ho cercata da una vita, non riuscivo a trovarla. E' una delle opere giovanili di Montale... non è grandiosa, ma siccome adoro Montale è bellissimo leggere che... i ricordi della sua infanzia sono legati ad un cane...
NEI MIEI PRIMI ANNI-Eugenio Montale
Nei miei primi anni abitavo al terzo piano
e dal fondo del viale di pitòsfori
il cagnetto Galiffa mi vedeva
e a grandi salti dalla scala a chiocciola
mi raggiungeva. Ora non ricordo
se morì in casa nostra e se fu seppellito
e dove e quando. Nella memoria resta
solo quel balzo e quel guaito né
molto di più rimane dei grandi amori
quando non siano disperazione e morte.
Ma questo non fu il caso del bastardino
di lunghe orecchie che portava un nome
inventato dal figlio del fattore
mio coetaneo e analfabeta, vivo
meno del cane, e strano, nella mia insonnia.




Questa poesia invece la sanno in molti... è Catullo che piange la morte del passerotto della sua amata, è catullo che canta la morte, la profonda ingiustizia che c'è nel doversi separare da chi si ama.
E voi piangete, veneri ed amori (Catullo)
E voi piangete, Veneri ed Amori,
e voi che più avete gentilezza,
morto è il passero della mia fanciulla,
il passero, gioia della mia fanciulla,
da lei amato più degli occhi suoi
tanto era dolce: la riconosceva
come una figlia piccola la madre
e mai s’allontanava dal suo grembo,
ed a piccoli salti qua e là intorno
verso lei sola sempre pigolava.
E ora va per la strada buia, laggiù,
di dove, dicono, non torni alcuno.
Maledette, voi malefiche tenebre
dell’Orco che divorate le cose
più belle: mi avete portato via
un passero bellissimo: che perfida
crudeltà! O povero piccolo passero!
E per te gli occhi della mia fanciulla
si gonfiano e s’arrossano di pianto.



E chi di voi sapeva che Federico Garcia Lorca, una volta, si è fermato ad osservare una lucertola...per tirarne fuori una poesia tanto bella?
La lucertola vecchia (Federico Garcia Lorca)
Sul sentiero bruciato
ho visto il buon lucertolone
(goccia di coccodrillo)
meditare.
Con la sua verde sottana
di abate del diavolo,
il colletto inamidato
e il portamento corretto,
ha un'aria molto triste
da vecchio professore.
Quegli occhi rinsecchiti
di artista fallito,
come guardano la sera
morente!

È questa la sua passeggiata
crepuscolare, amico?
Usate il bastone, ormai siete
troppo vecchio, don Lucertolone,
e i bambini del paese
vi possono spaventare.
Che cosa cercate sul sentiero,
filosofo orbo,
se il fantasma indeciso
della notte d'agosto
ha rotto l'orizzonte?

Cercate l'azzurra elemosina
del cielo moribondo?

Un centesimo di stella?
O forse
studiate un libro
di Lamartine e vi piaccion
i trilli argentini
degli uccelli?

(Guardi il sole calante,
e i tuoi occhi brillano,
o drago delle rane!
con un fulgore umano
Le gondole senza remi
delle idee passano
l'acqua tenebrosa
delle tue iridi bruciate.)

Forse vieni a cercare
la bella lucertola,
verde come le messi
di maggio,
come le chiome
delle fonti addormentate,
che ti ha disprezzato
e ha lasciato il tuo campo?
O dolce idillio spezzato
sui freschi giunchi!
Ma vivere! che diavolo!
mi siete simpatico.

La frase: "Mi oppongo
al serpente" trionfa
nel vostro gran mento
di arcivescovo cristiano.

Già è svanito il sole
sulla cima del monte
e le greggi
ingombrano la strada.
È ora di andarsene,
lasciate l'angusto sentiero
e non seguitate
a meditare.
Avrete tutto il tempo
di guardare le stelle
quando tranquillamente i vermi
vi mangeranno.

Tornate a casa vostra
sotto il paese dei grilli!
Buonanotte,
caro don Lucertolone.

La campagna è deserta,
i monti sono spenti
ed è vuota la strada:
solo di quando in quando
un cuculo canta
nell'ombra dei pioppi.




Personalmente ho trovato stupenda anche questa poesia di Palazzeschi. E' dedicata ad un pappagallo. Un pappagallo che tace, un pappagallo che non vuole cantare. Come si può restare indifferenti ad una cosa tanto triste?
Il pappagallo (Aldo Palazzeschi)
La bestia ha le piume di tanti colori
che al sole rilucon cangiando.
Su quella finestra egli sta da cent’anni
guardando passare la gente.
Non parla e non canta.
La gente passando si ferma a guardarlo,
si ferma parlando fischiando e cantando,
ei guarda tacendo.
Lo chiama la gente,
ei guarda tacendo.




Celeberrima e incommentabile la poesia di Vincenzo Cardarelli...quando le parole possono farti volare...
I gabbiani (Vincenzo Cardarelli)
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.




Bhè... e questa? questa è una delle poesie più belle che abbia letto. Questa è famosa... ma la si legge mai attentamente? tutto il dolore del mondo, nel belato di una capra legata...
La capra (Umberto Saba)
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.




Arriviamo al grande Baudelaire... che in diverse poesie ha paragonato la sua amata ad un gatto. Il paragone donna-gatto è uno di quelli che mi affascinano di più (sarà che i gatti sono tanto diversi da me?)...ecco la poesia più bella e più famosa su un gatto (che è stata rovinata da una pubblicità di cibo per gatti non molto recente [SM=x1169404] ).
Il gatto (Charles Baudelaire)
Vieni sul mio cuore innamorato, mio bel gatto:
trattieni gli artigli della zampa,
e lasciami sprofondare nei tuoi occhi belli
misti d’agata e metallo.

Come s’inebria di piacere la mia mano
palpando il tuo elettrico corpo
con le dita che tranquille ti accarezzano
la testa e il dorso elastico!

E penso alla mia donna, a quel suo sguardo
come il tuo, amabile bestia,
freddo e profondo che taglia e fende come freccia,

e a quell’aria, a quel profumo
che pericoloso fluttua sul suo corpo
dai piedi su fino alla testa!




Dolcissima, meravigliosa questa poesia di Emily Dikinson... che si preoccupa, dopo la sua morte, del pettirosso a cui dava le briciole, e gli assegna un'eredità di immenso valore...
Se più non fossi viva (Emily Dikinson)
Se più non fossi viva
quando verranno i pettirossi,
date a quello con la cravatta rossa
per ricordo una briciola.

Se non potessi ringraziarvi
perché immersa nel sonno,
sappiate che mi sforzo
con le mie labbra di granito!




E questa è una poesia che parla di una creatura selvaggia imprigionata. Una poesia che parla di una regina in gabbia, ormai rassegnata...Non conosco chi ne ha colto e cantato il dolore... ma la poesia è davvero bellissima.
La pantera (Rainer Maria Rilke)
Dal va e vieni delle sbarre è stanco
l'occhio, tanto che nulla più trattiene.
Mille sbarre soltanto ovunque vede
e nessun mondo dietro mille sbarre.

Molle ritmo di passi che flessuosi e forti
girano in minima circonferenza,
è una danza di forze intorno a un centro
ove stordito un gran volere dorme.

Solo dalle pupille il velo a volte
s'alza muto-. Un'immagine vi penetra,
scorre la quiete tesa delle membra-
e nel cuore si smorza.




Ok... per oggi basta. Ma non ho mica finito eh? [SM=x1169423]



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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31/01/2008 11:34
 
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Veramente splendide, una più toccante dell'altra!
Conoscevo soltanto "la capra" di Saba dai tempi della scuola, e "il gatto" di Baudelaire, come tu dici indegnamente utlizzata da un'azienda produttrice di cibi x felini.
Anch'io ne avrei qualcun altra, ma devo ricopiarla da una vecchia antologia...
12/03/2008 14:45
 
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Vorrei postare una poesia di Edmond Jabès, uno scrittore che ho appena scoperto.

Canzone dei due elefanti del Paradiso

C’era una volta, un tempo andato ormai
due elefanti che non dormivan mai.

Sempre accesi i grandi occhioni,
spaventavano il mondo e le stagioni.

Si decise così d’incarcerarli,
ma nessuno riusciva più a trascinarli.

C’erano una volta, nei tempi andati,
due elefanti sulle zampe inchiodati.

Sempre un punto fissavano ma invano
che ogni volta appariva più lontano.

Non li smuoveva nessuna frustata
né soffrivano per la pelle piagata.

C’era una volta, un tempo andato ormai,
due elefanti che non morivan mai.

Non c’era chi non gli tirasse addosso
ma sempre si proteggevano il dorso.

Nottetempo levarono un falò,
ma al contatto il fuoco si dileguò.

Decisero poi di farli annegare,
dinanzi a loro si piegava il mare.

C’erano due elefanti e non si sa come
nessuno mai ne pronunciava il nome.

Mille segrete vite nello sguardo,
non le raggelava neppure un dardo.

Con la proboscide sempre abbassata,
la terra nei pensieri era aspirata.

C’era una volta, così il mondo andava,
due elefanti ma nessuno li amava.
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12/03/2008 19:03
 
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Che triste questa poesia...

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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18/03/2008 13:22
 
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triste ma bellissima... mi sa che rubo anche questa...



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco,
perchè i ciliegi tornassero in fiore,
perchè i ciliegi tornassero in fiore
F. de Andrè

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Post: 182
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19/03/2008 12:36
 
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questo topic mi fa impazzire... se la mia personalità potesse esprimersi in topic, questo sarebbe sicuramente uno dei suoi lati.
Ok dopo questa frase semi-patetica, torniamo a noi.
Penso che commenterò a poco a poco le poesie, per poterle apprezzare meglio. Partirò da Montale, visto che mi affascina e interessa molto.

"vivo
meno del cane, e strano, nella mia insonnia"

Mi è piaciuta molto!! ma qualcuno mi spiega questa frase? non mi torna il "e strano".
Ma avete presente quelle frasi che non afferrate completamente ma che vi affascinano in modo incredibile? ecco, questa è una di esse [SM=x1169382]


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21/03/2008 00:42
 
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Allora, io... metto subito le mani avanti, ho abbandonato gli studi letterari da moloto tempo, quello che dico non fa testo, ma l'avevo interpretata così: "il figlio del fattore, mio coetaneo e analfabeta, sembra vivo meno del cane e sembra strano (?) nei ricordi che mi vengono alla mente quando non dormo".
Comunque è una frase particolare, magari l'iterpretazione è deversa. Pensa se per un errore di tastiera quella " e " sia un " è "... magari avevano sbagliato a scrivere sul sito da dove l'ho presa... lì il significato sarebbe: è strano, ma il bambino mi sembra meno vivo del cane.

Non ho mai pensato che "vivo" fosse un verbo riferito a lui, a Montale... ma magari mi sbaglio di grosso



Spuntarono le prime stelle. Non sapeva che si chiamava Rigel, ma la vide. E sapeva che presto sarebbero spuntate tutte e che ci sarebbero stati tutti i suoi amici lontani. "Anche il pesce è mio amico"disse ad alta voce. "Non ho mai visto e mai sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo. Sono contento che non dobbiamo cercare di uccidere le stelle". Pensa se ogni giorno un uomo dovesse cercare di uccidere la luna, pensò. La luna scappa. Ma pensa se ogni giorno uno dovesse cercare di uccidere il sole...siamo nati fortunati, pensò. Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.
Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercare di uccidere il sole o la luna o le stelle.

Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.
E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"



Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso parea oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
"Così fatto è lassù tutto un giardino".
Il bimbo dorme e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro,
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera
Giovanni Pascoli



Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando, rossi di frutti, li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti...
e un sogno fu un sogno ma non durò poco
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08/05/2008 16:00
 
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ODE ALLA LUCERTOLA (Paolo Neruda)

Presso l'arena
una
lucertola
dalla coda coperta di sabbia.

Sotto
una foglia
la sua testa
di foglia

Da qual pianeta
o bragia
fredda e verde,
sei caduta?

Dalla luna?
Dal freddo più lontano?
O dallo smeraldo
ascesero i tuoi colori
in un rampicante?

Del tronco
tarlato
sei
vivissimo
germoglio
freccia
del suo fogliame.
Nella pietra
sei pietra con due piccoli occhi
antichi:
gli occhi della pietra.

Vicino
all'acqua
sei
fango taciturno
che scivola.
Vicino
alla mosca
sei il dardo
del dragone che annichila.

E per me
l'infanzia
la primavera
presso
il fiume
pigro
il fiume
pigro
sei
tu!

Lucertola
fredda, piccola
e verde;
sei una remota
siesta
vicina alla frescura
con i libri chiusi.

L'acqua corre e canta.

Il cielo, in alto, è una
corolla di calore.
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11/05/2008 15:39
 
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www.webalice.it/wgator/lucertolone.jpg
__________________
Ciao!

Aprendo il link si vede un lucertolone che ho fotografato anni fa in Togo, Africa centro occidentale, nel corso di un'esperienza di volontariato. Erano molto comuni, inavvicinabili (ho dovuto usare un tele spinto) e schizzavano come saette. Ho scoperto recentemente che si tratta di esemplari appartenenti alla specie "agama", un lacertide molto diffuso in Africa.
Volevo postare la foto qui, come sempre non ci sono riuscita! Peccato, sarebbe stata bene accanto all'ode di Neruda di cui sopra.
Comunque gliela dedico.
Vero che è bella?...
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16/05/2008 16:26
 
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PREGHIERA PER ANDARE IN PARADISO CON GLI ASINELLI (Francis Jammes) (1868 - 1938)

Quando, mio Dio, sarà pur giunta l'ora
ch'io venga a Te, fa' che in un giorno sia,
nel quale la campagna, tutta in festa,
ribrilli dentro un polverìo di sole.
Io voglio - come, sempre, ho fatto al mondo -
scegliermi, allora, io stesso, il mio sentiero;
per andarmene - un po' come mi piace -
perfino là, perfino in Paradiso,
dove splendon le stelle in pieno giorno.
Prenderò in mano, allora, il mio bordone.
E, nel mettermi in via per la gran strada,
vo' dire agli asinelli amici miei:
- Io sono Francis Jammes,
e vado in Paradiso.
Non v'è Inferno, nel regno del buon Dio. -
Soggiungerò: - Venite, o dolci amici
del cielo azzurro, immenso;
povere bestie care,
che con un brusco fremito di orecchi
cacciate via le mosche prepotenti
e le vespe, ed i colpi di bastone. -
Concedi, Dio, ch'io ti compaia innanzi
frammezzo a queste bestie tanto care,
perchè abbassano il capo dolcemente,
e si arrestan, giungendo i loro piedi
in modo così tenero e gentile,
che fa dolere il cuore di pietà.
In Paradiso io giungerò, seguito
da migliaia di orecchi.
Da quegli asini vecchi,
che portaron pazienti contro i fianchi
le grevi ceste colme:
da quelli che trainarono a fatica
carri di saltimbanchi
e carrette di ortaggi e di ferraglie;
da quelli, ch'han recato sopra i basti
bidoni tutti quanti ammaccature;
da quelli, cui si metton calzoncini
per nasconder le piaghe turchinicce
e purulente dei tafàni infami.
Concedi, Dio, ch'io venga a Te, - dal mondo -
con solo questo seguito, in quel giorno.
E fa che ci conducano, alla pace,
Angeli bianchi, verso rivi dalle
prode fiorite, in cui treman riflesse
ciliege fresche, lisce e sorridenti.
Fa che, reclino, in quel soggiorno bello,
sull'acque tue divine,
io rassomigli solo agli asinelli,
che specchieran la loro povertà,
umile e dolce,
nella chiarezza dell'eterno Amore.
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Post: 1.345
Sesso: Femminile
18/05/2008 21:50
 
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(Questo asinello l'ho fotografato io in Croazia lo scorso anno. Notate gli occhi!)


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Email Scheda Utente
Post: 4.085
Sesso: Maschile
18/05/2008 23:00
 
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Che bel ciuchino!
Ha uno sguardo da innocente ed anche molto profondo, come di chi sopporta tristemente.

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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